EDITORIALE DEL MESE DI MAGGIO 2024

Uno dei passaggi più discussi e di difficile interpretazione dei vangeli sia di Matteo che di Luca, è quel famoso invito a “porgere l’altra guancia”. Veramente, ad una prima lettura sembra una pretesa quasi irragionevole, impossibile a praticarsi nella vita di tutti i giorni. Ma consideriamo quale dovrebbe essere l’alternativa, soprattutto guardando a quanto sta accadendo intorno a noi, nel mondo e in zone particolarmente calde del mondo. L’invito di Gesù cadde in un ambiente che culturalmente conosceva solo “l’occhio per occhio”, cosa che nonostante tutto, e nonostante il tempo passato da allora, non è per niente scomparsa dalla mentalità comune: vendicarsi di un torto subito rendendo, come si dice, pan per focaccia, nelle piccole cose, ma anche in quelle di portata planetaria, resta un atteggiamento da molti seguito e giustificato.

In questo modo, però, se una persona o un popolo che subisce un attacco che ritiene ingiusto o che gli causa un danno, cerca appena gli è possibile di rispondere con le stesse armi, passando da vittima che era a carnefice a sua volta, innesca un meccanismo di continue azioni e reazioni cruente che proseguono, via via alternantesi, potenzialmente per un tempo illimitato. In altri termini, i contendenti rimangono indefinitamente al medesimo livello senza trovare mai una via d’uscita. Esaminando ciò dal punto di vista spirituale, vediamo che tutto questo produce continuamente karma su karma, che ad ogni azione di rivalsa diventa sempre più pesante, e lega più strettamente i contendenti, i nemici, tra di loro. Costruiscono cioè la prigione in cui si rinchiudono con le loro stesse mani.

Vi è allora una via d’uscita? La via d’uscita è quella che Gesù propose duemila anni fa, non molto ascoltata, dai risultati che possiamo osservare. Occorre “innalzarsi” di livello, guardare la situazione dall’alto, e mettere in pratica quell’azione che sia in grado di “rompere il giocattolo”: il perdono. Il primo che perdona automaticamente esce dalla prigione; non ha importanza se l’altro fa altrettanto, o se non capisce o anche se ne approfitta: questo è affar suo. Resta il fatto, perché è un fatto, che l’odio genera solo odio, e la violenza produce solo violenza.

Il perdono, però, non è una cosa che si può imporre ad altri: è un sentimento che nasce dal cuore e che è quindi soggettivo, personale. Se uno non vuole perdonare, nessuno lo può obbligare, e se uno vuole perdonare, nessuno può impedirglielo. Tuttavia, è la sola via d’uscita praticabile ed efficace: porgere l’altra guancia non è, in realtà, appannaggio del debole; al contrario, solo il vero forte è in grado di farlo e di metterlo in pratica.